E' consigliato parlare con gli sconosciuti ...

E' consigliato parlare con gli sconosciuti ...

sabato 20 dicembre 2014

D'Angelo strikes again


Il miracolo si ripete, doppio: il ritorno, dopo quattordici anni, di D'Angelo, e l'incanto in meraviglioso equilibrio tra (neo)soul, jazz, funk e hip-hop che è Black Messiah.

Dopo i riti voodoo ecco tornare il Messia.

Ciliegina finale di un anno musicalmente, a mio parere, molto ricco.


domenica 30 novembre 2014

Los Angeles, Pianura Padana


Guano Padano - Americana
[Ipecac, 2014]

E' curioso, anzi, forse nemmeno poi tanto. Alessandro Stefana, Zeno De Rossi e Danilo Gallo hanno un'inventiva, una passione per le radici che guardano altrove e un talento tali da irridere dei Black Keys qualsiasi. Eppure si fanno scelte diverse, con esiti profondamente differenti.

Dopo un debutto entusiasmante (Guano Padano, 2009), un buon secondo album di assestamento (2, 2012), giungono al varco della terza prova, quella della conferma. E optano - l'immagine di copertina, una fotografia originale del 1937, è più che eloquente - per la strada più polverosa e meno comoda.

Un concept sulla letteratura americana "di frontiera" del Novecento, un tributo a miti quali John Fante, Ernest Hemingway, William Faulkner, John Steinback, Edgar Lee Masters e altri che, mea culpa, non conosco. Ma non solo. Quella dei Guano Padano è una "Americana" che non dimentica il merito delle radici italiche: e nel riconoscere il ruolo fondamentale di scrittori come Elio Vittorini, Cesare Pavese e intellettuali come Fernanda Pivano, nel tradurre, organizzare in antologie e conferire visibilità e valore a opere di autori americani anche su suolo nostrano, e nell'attribuire il giusto plauso a opere quali La Luna e i Falò, Lavorare Stanca, Americana.

Ciascun brano è ispirato ad un racconto, un episodio letterario, un romanzo specifico, tutti accuratamente segnalati nel booklet con titolo originale, pubblicazione e traduzione italiana. Per quanto riguarda la musica, c'è forse più frammentarietà del passato: un senso di smarrimento perfettamente calato nello spirito dell'opera, che guarda un po' meno al cinema e all'immaginario western, e tende invece maggiormente a un'idea personale di integrazione di spunti artistici - musicali, letterari e cinematici.

Da segnalare la presenza di Dan Fante, figlio di John, e Joey Burns dei Calexico, entrambi ospiti in veste di narratori.

A voler comunicare, forse, che è una questione più di geografie mentali ed esperienziali che non di cartine di luoghi specifici.




Ad ogni modo auguriamoci che anche la prossima volta non decidano di rilassarsi, prendendo il "treno" come invece consigliava quasi un secolo fa il cartellone pubblicitario. 
Perché viaggiando comodi non si può provare la sensazione del sole sul viso e della polvere sulla pelle; si perderebbe gran parte dei dettagli. Ed è nei dettagli che abitano le differenze e gli sguardi, peculiari, autentici, di ciascuno.


mercoledì 29 ottobre 2014

De Nada


Hanno incontrato Gesù 
in mezzo alla strada
voleva andare alla stazione
si era perso non trovava 
la direzione
Gesù si sentiva male 
voleva andare all'ospedale
ma non riusciva a trovare un'indicazione per arrivare
aveva uno squarcio nella testa
non ricordava più niente
ma nel cuore lui sapeva
ma nel cuore lui sapeva.

Io l'ho visto
trascinava il suo corpo
tra la gente indifferente
e il sangue che perdeva
lasciava tracce 
sul marciapiede
dove milioni di scarpe annegavano
battendo schizzando andandosene via
mi sono coperta gli occhi 
non volevo vedere
volevo pregare 
non sapevo più
non sapevo più 
non sapevo più
non sapevo più
non sapevo più chi.

Hanno trovato Gesù 
in metropolitana
era seduto in un vagone
con in testa un'idea 
di rivoluzione
e hanno sparato a Gesù 
alla quarta fermata
è successo di tutto, un caos che nemmeno nel cielo lassù
c'hanno capito più niente
aveva uno squarcio nella testa
non ricordava più niente
ma nel cuore lui sapeva
ma nel cuore lui sapeva.

Io l'ho visto
trascinavano il corpo
tra la gente indifferente
e il sangue che perdeva
lasciava tracce 
sul marciapiede
dove milioni di scarpe annegavano
battendo schizzando andandosene via
mi sono coperta gli occhi 
non volevo vedere
volevo pregare 
non sapevo più
non sapevo più 
non sapevo più
non sapevo più chi
chi, chi, chi.

giovedì 23 ottobre 2014

Enology



“Ne sono così entusiasta che mi resta difficile ascoltare ancora dischi. Mettere su un disco e sapere che ascolterò la stessa cosa della volta precedente mi è diventato un po’ fastidioso a dire la verità. Mi sembra una cosa piuttosto ‘vittoriana’ da fare. Credo che questo abbia davvero portato ad una nuova fase nella musica”. 

-- BRIAN ENO 
(a proposito dei processi creativi alla base della sua idea di "ambient music", tratto da una conferenza del 1996).


Non sono riuscita ad inserirla nella tesi di specialità, quindi da qualche parte dovevo pur infilarla ;-)

The book of life



"Jem, mio fratello, aveva quasi tredici anni all’epoca in cui si ruppe malamente il gomito sinistro. Quando guarì e gli passarono i timori di dover smettere di giocare a football, Jem non ci pensò quasi più. Il braccio sinistro gli era rimasto un po’ più corto del destro; in piedi o camminando, il dorso della sinistra faceva un angolo retto con il corpo, e il pollice stava parallelo alla coscia, ma a Jem non importava un bel nulla: gli bastava di poter continuare a giocare, poter passare o prendere la palla al volo. Poi, quando di anni ne furono trascorsi tanti da poterli ormai ricordare e raccontare, ogni tanto si discuteva di come erano andate le cose, quella volta. Secondo me tutto cominciò a causa degli Ewell, ma Jem, che ha quattro anni più di me, diceva che bisognava risalire molto più indietro, e precisamente all’estate in cui capitò da noi Dill e per primo ci diede l’idea di far uscire di casa Boo Radley".

-- Harper Lee, 1960


Trattasi di post bastardello per richiedere in maniera subdola e non troppo esplicita un favore a un amico ... :-D
A parte gli scherzi, sono favolosi!

lunedì 22 settembre 2014

The Heliocentrics Worlds of Orlando Julius



Praticamente un ibrido afrobeat/funk stile blaxploitation. Meno male che è arrivato questo disco ad allietare l'inizio di un autunno che in realtà è rimasto latente per tutta l'estate. Orlando Julius è tornato in grande spolvero - il trattamento Strut/Heliocentrics fa bene a tutti: salute!


domenica 7 settembre 2014

Lo stato dell'arte dell'afrobeat



Bixiga 70 from Brasil. Ovvero una delle odierne incarnazioni di sound meticcio afrobeat/ethio-jazz meglio pensate e suonate. Con giusto una spruzzata di aromi percussivi tipicamente locali.
Grande disco questo Ocupai(Mais Um Discos, 2013), con la quaterna Kriptonita/Tigre/Tangarai/Retirantes tanto potente da far resuscitare lo spirito mai domo di Fela.


venerdì 29 agosto 2014

Gioia nonostante tutto


L'idea che per capire la musica si debba per forza possedere un certo bagaglio culturale è una furbata, spesso è una scusa per pigri, o una medaglia acquisita sul campo per chi crede di essere fra quelli che la "capiscono". 

Avere gli strumenti per godere della musica non significa conoscere né l'armonia né l'epoca in cui è stata scritta né il retroterra culturale del compositore, ma riconoscere qualcosa che abbiamo dentro e che risuona.

-- Stefano Bollani, Parliamo di musica (2014)

sabato 23 agosto 2014

That's Entertainment!













1. Flatiron Building (NYC)

2. Strawberry Fields (Central Park)

3. Riverview Terrace, Sutton Square (NYC)

4. Brooklyn Bridge

5. Harlem

6. Apollo Theater (Harlem)

7. Coney Island

8. Battery Park (NYC)

9. Bubba Gump (Times Square)

10. Brooklyn Bridge

11. Little Lebowski Shop (Greenwich Village)

12. Boston, Old Harbour

sabato 12 luglio 2014

Assi



Whoa, chi dice che Billy Wilder era buono solo a fare commedie dovrebbe vedere L'Asso nella Manica (1951), preferibilmente dopo Giorni Perduti (1945).

Amaro e scuro come la cava in cui è intrappolato uno dei personaggi, con un Kirk Douglas da urlo.


giovedì 10 luglio 2014

2014: scent of a woman

Ad eccezione di Tinariwen e pochi altri, il 2014 si sta per me configurando, su un piano musicale, come un anno profondamente donna ... la metà come minimo sono dei piccoli grandi capolavori, il rimanente soltanto dischi bellissimi ...



giovedì 3 luglio 2014

Così parleranno gli antenati...


Perdonatemi se ai Kaiser Chiefs che imperversano sul palco di Glastonbury preferisco i Kasai Allstars.



Ne ho lette di ogni su di loro. Tutte vere eh, non importa quanto la belga Crammed Discs con le sue Congotronics li stia pompando. Comprendono membri di diverse band, tra cui gli affini Konono N°1, configurandosi dunque come una sorta di super-gruppo, oltre ad alcuni ospiti speciali di area indie (Juana Molina, Deerhoof), senza la partecipazione dei quali il disco, ci scommettiamo, sarebbe riuscito comunque a meraviglia. Il loro suono è una paradossale rumba terzomondista, in cui la creazione di un ipnotico e possibile 'ritmo del futuro' passa attraverso il riciclo di oggetti e materiali recuperati per strada o in discarica. Un messaggio tutt'altro che banale, in quanto a creatività (siamo dalle parti di una 'estetica dell'oggetto trovato'), e pure su un piano sociale, se non ci si limita a considerare la questione come puramente musicale. Come a dire che il futuro è già qui, oppure non esiste se non in trovate presenti che con il loro guizzo ribaltano il senso del passato, tramutando un pezzo di lamiera in un likembe in grado di produrre suoni e mondi.

sabato 7 giugno 2014

We like to ballaaaareeee

Jungle By Night @ Novara Jazz 2014, Broletto, 6 giugno




Ora ho capito perché Hidden (2012) e The Hunt (2014) non mi convincevano appieno: troppo smaccati i riferimenti, afrobeat ed ethio-jazz, la mano non troppo ferma; insomma, il classico compitino. Ieri sera l'illuminazione: i Jungle By Night, da Amsterdam, sono un gruppo di nove adolescenti. Volendo esagerare, con un'età media di 18-20 anni. Saltano come grilli e adorano il cibo italiano (decantate più volte le specialità del posto: risotto, gorgonzola e biscotti). Discreti strumentisti, energia da vendere, e soprattutto una orgogliosa nota di diversità rispetto ai coetanei: nell'iPod i dischi di Fela Kuti e Mulatu Astatke, e quelli delle decine di band, europee ed americane, dedite a tali sonorità. Ciò che colpisce del loro proporsi dal vivo è che trattano tale materia musicale con tanta foga ed entusiasmo da sembrare una indie-rock band con i fiati in luogo delle chitarre. Il risultato, strutturalmente non catturabile in studio, è un ritmo privato della sua componente 'negra' e tramutato, anche sul piano del dinamismo e della corporeità dei musicisti sul palco, in musica da club (!). 

D'altronde, come sottolineavano ieri sera: we like to ballareeee!



sabato 24 maggio 2014

Facce da culto: Adrian Raso & Fanfare Ciocarlia - Devil's Tale (2014)


Adrian Raso & Fanfare Ciocarlia - Devil's Tale
(Asphalt Tango, 2014)

Come un Django Reinhardt disperso sui Balcani e ubriacatosi nelle peggiori bettole rumene...uno degli album più divertenti sentiti ultimamente.

venerdì 23 maggio 2014

Definitivamente definitivo

Gli acquisti che ti rimettono in pace col mondo intero ;-)

In ascolto: Opposite People, Equalisation of Trouser and Pant / Sorrow Tears and Blood, Colonial Mentality



lunedì 19 maggio 2014

Meraviglie tra Africa ed Europa...


Classica Orchestra Afrobeat
featuring Sekouba Bambino e Baba Sissoko
Regard Sur Le Passé
(Sidecar/Brutture Moderne, novembre 2014)

Registrato dal vivo al Teatro Alighieri, Ravenna Festival, il 9-6-2013.

Prossime date:

14/6/2014

Perugia (IT), Piazza IV Novembre, 21h
Radio Europa, Radio3 festival
live streaming RaiRadio3

7/8/2014

Forlì (IT), Poderi dal Nespoli
22/11/2014

Bologna (IT), Oratorio Santa Cristina, 21h

Mi limito ad un prosaico copia/incolla dal loro sito:
L’epica dell’ultimo grande imperatore africano, l’ALMAMY SAMORY TOURE dell’impero Wassoulou, è stata tramandata oralmente per molti anni dai griot mandingo. Nel 1969, sulla scia dell’entusiasmo per l’indipendenza appena conquistata dalla maggior parte degli stati del continente nero, la Bembeya Jazz National, probabilmente la più grande tra le orchestre africane di tutti i tempi, rese quell’epopea un’indimenticabile suite musicale, dedicandola all’allora presidente della Guinea Sekou Toure, nipote dello stesso Almamy.
Esempio di rara bellezza e stile, “Regard Sur Le Passé” racchiude in sé un valore storico e artistico senza paragoni, pietra miliare nella tradizione del vasto popolo discendente dall’antico Impero del Mali.
Nell’opera vengono narrate, cantate e suonate le gesta eroiche del condottiero Samory Toure, che sul finire del XIX secolo seppe resistere per più di vent’anni all’avanzata delle truppe francesi, ultimo baluardo prima della definitiva colonizzazione dell’Africa Occidentale.
La CLASSICA ORCHESTRA AFROBEAT compie un’imponente operazione di recupero di quello che rappresenta un immenso patrimonio della cultura orale africana, arrangiando ed eseguendo questa “epica musicale” con gli strumenti e gli stilemi della musica colta europea (classica e barocca), nonchè della tradizione popolare italiana. Si trovano così a coesistere due metodi di espressione musicale apparentemente opposti tra loro come quello scritto e quello orale, oltre che due diversi immaginari collettivi di “orchestra”, molto distanti tra loro, eppure espressione allo stesso modo di una collettività artistica. Nei versi di questi racconti si perpetuano le dinamiche stridenti tra due categorie “costituenti” di una società quali l’indigeno e lo straniero, dinamiche che inesorabilmente generano tensioni, sofferenze ma anche arte e progresso.


REGARD SUR LE PASSE’
L’inno dell’ultimo Imperatore d’Africa
Sekouba Bambino Diabate - voce
Baba Sissoko - narratore, tamani, kamalen’goni,
Classica Orchestra Afrobeat:
Alessandro Bonetti: Violino, Mandolino
Anna Palumbo: Percussioni, Fisarmonica, Balafon
Cristiano Buffolino: Percussioni
Cristina Adamo: Flauto, Ottavino
Elide Melchioni: Fagotto, Ocarina, Piffero
Fabio Gaddoni: Violoncello
Francesco Giampaoli: Contrabbasso, Basso
Marco Zanotti: Batteria
Rosita Ippolito: Viola da gamba
Silvia Turtura: Oboe
Tim Trevor-Briscoe: Clarinetto
Valeria Montanari: Clavicembalo

Canto tradizionale: “Keme Bourema”
Orchestrazione originale: Bembeya Jazz National, Guinee Conakry, 1969
Arrangiamenti: Marco Zanotti, Valeria Montanari