E' consigliato parlare con gli sconosciuti ...

E' consigliato parlare con gli sconosciuti ...

sabato 31 ottobre 2015

Fratelli



Chi mi segue da un po' è a conoscenza della mia passione per quella musica denominata ethio-jazz, il cui suono magnetico, duttile e aperto alle contaminazioni è stato portato negli ultimi anni alla ribalta dalla superba collana Ethiopiques, curata dalla parigina Buda MusiqueGli illuminati di questa label si sono letteralmente immersi nella (ri)scoperta e nella pubblicazione per un più ampio mercato di un autentico patrimonio artistico-musicale, quello delle balere di Addis Abeba e della vicina Eritrea. 'Balere' detto nel senso più nobile del termine, come luogo sociale di incontro e di aggregazione, in cui grandissimi come Mulatu Astatke, Tilahun Gessesse, Getatchew Mekurya, Mahmoud Ahmed, a cavallo tra gli anni 60 e 70, facevano danzare una generazione di giovani al ritmo ipnotico di quello che verrà poi definito ethio-jazz.




La mia non è che una piccola parentesi, volta a rendere giustizia, contestualizzando un poco, ad un movimento fondamentale, in cui il termine 'jazz' potrebbe a tratti risultare fuorviante, e rappresentativo se non di alcuni dei percorsi artistici a cui si è poco sopra accennato (ad esempio un Mulatu Astatke, che ebbe la possibilità di proseguire la propria carriera a Boston e New York, dove contaminò la propria musica con sonorità latine). Per rendere poi ragione dell'estrema attualità di questi suoni, non resta che citare due dischi a mio modo di vedere essenziali, usciti nell'ultimo decennio: l'ethio-punk (!!!) di Moa Anbessa di The Ex & Getatchew Mekurya (2007), e l'avant-jazz/funk afrofuturista (qui mi diverto io con le etichette) di Inspiration Information di Mulatu Astatke & The Heliocentrics (2009). Lavori, a mio parere, da ascoltare, non soltanto se si è appassionati di nicchia funk-jazz.

Mulatu Astatke

Ma torniamo a bomba. La scorsa settimana mi arriva all'attenzione, fresco fresco di Soundway Records, questo Wondem di un tal Dexter Story.




Mi informo su internet, e apprendo che Dexter Story è un produttore e musicista losangelino, che ha lavorato con la créme dell'hip-hop/nu-soul americano. Trovandosi di recente a collaborare con la band emergente Ethio Cali, di stanza a LA, si appassiona - guarda un po' - alla scena ethio-jazz. Wondem (Soundway, 2015) non è che il frutto, naturale, ispirato, di questo itinerario di scoperta. I pezzi sono ad occhio quelli del repertorio classico ethio-jazz (mi salta all'occhio subito Lalibela), reinterpretati e riarrangiati secondo un gusto tutto personale, un po' pop, un po' electro, un po' afro-futuro. Spiccano la orchestrale Mowa, realizzata insieme ad un altro produttore-arrangiatore che personalmente trovo fantastico - Miguel Atwood-Ferguson, e la immateriale Yene Konjo ("mia bella", in lingua amarica).

Disco inaspettato, che si insinua con delicata fermezza. Bello.


giovedì 29 ottobre 2015

Immersioni



Ho un rapporto un po' controverso con Joanna Newsom, specialmente con il suo disco precedente (il triplo, monumentale Have One On Me del 2010).

Ma la ragazza ha talento, cristallino, e in quantità tale da poterlo distribuire ai poveri.

Negli ultimi giorni, in macchina, mi è capitato di ascoltare ripetutamente Divers (Drag City, 2015). Più lo frequento e più mi piace, da morire.  




Difficile isolare i pezzi l'uno dall'altro, poiché si presentano senza soluzione di continuità. 
Sembra una colonna sonora. 
Di un film che non è ancora stato girato, di una sceneggiatura che non è ancora stata scritta. 
Di una vita che ha ancora da essere vissuta.

Applausi a Joanna e alla sua poesia.


mercoledì 28 ottobre 2015

Ci siamo quasi ...



"Per questo, abbiamo deciso di costruire, con alcuni expoemicinque storie alternative, cinque favole che Expo non vi ha raccontato, cinque contronarrazioni per riattivare il dubbio.
Le abbiamo scritte a piccoli gruppi, collettivamente, perché pensiamo che anche il modo di produrre una storia faccia parte dell’altrimenti che si vuol raccontare, desiderare e infine costruire.

Buona lettura e buoni dubbi".

[sottolineato mio]

domenica 25 ottobre 2015

It's a dog's world!




Chissà quando avremo (SE mai la avremo) una continuazione del progetto Mondo Cane. Mike Patton, d'altra parte, è imprevedibile.
L'unico fatto certo è che sul disco, datato 2010, erano finiti soltanto una decina di pezzi (con alcune esclusioni eccellenti ...).

E pensare a come ancora potrebbe divertirsi (e far divertire noi, ovviamente), con ulteriori Modugno, un Carosone ...

Intanto consoliamoci con questi due bellissimi concerti, il primissimo al di fuori dei confini italici (Amsterdam, 2008), il secondo a Santiago del Cile (del 2011), che vede la performance priva della tromba di Roy Paci ma arricchita dal delizioso swing di un clarinetto e di un flauto traverso (suonati da Enrico Gabrielli dei Calibro 35!).

Ed io continuo a sognarlo mentre canta Parlami d'amore Mariu' e Vecchio Frack ...



sabato 17 ottobre 2015

Nana



Con questa chicca da far piangere tanto è bella vi auguro buon fine settimana ;-)

venerdì 16 ottobre 2015

Everybody knows this is ... so much fun!


Da quando Giuliano Palma è diventato una icona pop, i Bluebeaters mi sono risultati indigesti. Eppure quante volte ho ascoltato, da adolescente, quel loro primo disco omonimo. Lo avevo persino ordinato su internet, perché veniva venduto solo sul loro sito ufficiale. Bei tempi.

Questo Everybody Knows (Record Kicks, 2015) mi riporta un po' a quella magia, a quel divertimento, all'epoca in cui alla musica chiedevo semplicemente (poca roba?) un piacere immediato e una distrazione piacevole. Ora ci sento tutto il mestiere, detto nel senso più onorevole del termine, ovvero il gusto e il talento dei musicisti, nello scegliere pezzi e arrangiamenti; la loro passione per la nostra musica in toto. Al di là degli apripista per le radio, Roll With It e Hungry Hearts, Everybody Knows percorre tempi e generi più disparati, riconducendoli all'estetica del quadretto in bianco e nero. 

La versione di The Model dei Kraftwerk strappa ben più che un sorriso, il coro di Neil Young in Everybody Knows This Is Nowhere trasformato in melodia sassofonata, gli Smiths (!), Britney Spears (!!!), Brook Benton, Luigi Tenco, i titoli di coda di Vangelis in Blade Runner ... tante delizie.
Ma il tocco di classe, dimostrazione di sapienza e passione non comuni, è la funambolica Glad dei Blind Faith. A dir poco splendida, pare quasi rinascere in vesti ska/rocksteady.

Niente, volevo scrivere due righe e come spesso accade ne ho accumulate ben di più. Non perdete altro tempo allora, tutti sul dancefloor coi Bluebeaters ;-)



domenica 11 ottobre 2015

Strange face, with your eyes ... Ayub Ogada Pt. 2



Ayub Ogada, Kenya, classe 1952, lo scopro solo ora. E' una di quelle epifanie che, cogliendoti impreparato, ti fanno inchiodare bruscamente nel mezzo del fare quotidiano. Come se tutto il resto corresse a velocità normale e tu rimanessi lì, immobilizzato, ad osservare - a prospettive invertite - quel 'resto' muoversi al rallentatore, ora in affanno, ora con leggerezza. Parafrasando Daniel Pennac, che si riferisce alla lettura nello specifico: la virtù paradossale dell'arte è quella di astrarci dal mondo per trovargli un senso.

Ecco, questa è stata, pochi giorni fa, la mia scoperta di Ayub Ogada e della sua musica. Cantore sublime, una voce che è appena un sussurro e accarezza talvolta un mezzo falsetto che, complici i soffici riverberi acustici della lira (nyatiti), fa davvero materializzare il dolce ricordo di Nick Drake.






Segnalo le due pubblicazioni essenziali: Kodhi, uscito lo scorso aprile per la Long Tale Recordings, e registrato insieme al chitarrista Trevor Warren; En Mana Kuoyo, edito nel 1993 dalla Real World di Peter Gabriel, che ha sempre avuto fiuto nello stanare il talento in giro per il mondo.
Se quest'ultimo si focalizza sul binomio voce/atmosfere acustiche, e l'effetto è quello, meraviglioso, d'una sorta di Pink Moon che volge la propria poesia al cielo australe, Kodhi si apre a suggestioni lontane, vagamente west-coast (quella californiana), come se al posto di Warren, a duettare con la lira di Ogada, ci fosse un Jerry Garcia intento a comporre i suoi inni al Sole e alla Luna.

Tra la Luna Rosa, le Montagne della Luna, i Cieli del Nord e del Sud, si crea così un indicibile corto circuito emozionale. 
E allora tutto va bene.

Ode ad Ayub Ogada.





venerdì 9 ottobre 2015

Strange face, with your eyes ... Ayub Ogada Pt.1



Ne scriverò domani. Occhio a quanto la sparo grossa: Ayub Ogada è la reincarnazione di Nick Drake. Sentite quel mezzo falsetto. E le atmosfere. 

Bellezza sublime. Sto male, anzi no.

martedì 6 ottobre 2015

La sottile linea scura



«Nell'invecchiare - e, in realtà, non è che sia poi così vecchio: neanche arrivo ai sessanta - scopro che per me il passato ha più importanza del presente. Non sarà un bene, però è la verità. All'epoca tutto era più intenso. Il sole era più caldo. Il vento più fresco. I cani più svegli..... Non sempre la verità da soddisfazione e, a tirar le somme, carne e polvere finiscono per rivelarsi la stessa cosa».


Ode al grande Joe R. Lansdale, cantore dell'adolescenza come solo i grandi - Ray Bradbury, Harper Lee, Mark Twain - hanno saputo fare.

venerdì 2 ottobre 2015

Dinah



... quello che succede al minuto 2.10 è un qualcosa di ineffabile ...

E' sempre una sublime compagnia, Monk in versione solitaria.