E' consigliato parlare con gli sconosciuti ...

E' consigliato parlare con gli sconosciuti ...

sabato 23 febbraio 2013

Places To Be

Bruce Chatwin, se non lo conoscete
dovete rimediare. Altrimenti amatelo
sulla fiducia.
Immagino che ciascuno di noi abbia dei luoghi dell'anima preferiti. Alcuni ne fanno una questione di irrequietezza esistenziale, non riuscendo (volendo?) a mettere radici e trovando la loro ragion d'essere nel perenne vagare. Altri, pur provando una antropologica curiosità per il mondo intero, al viaggio sostituiscono la vacanza, e si accontentano pigramente di luoghi della mente, da vezzeggiare e da cui farsi coccolare. E poi, fortunatamente, c'è tutto un arcobaleno sfumato e variegato di persone, che viaggiano per i più svariati motivi, talvolta anche restando ferme.

E se, assecondando tali fantasticherie, provassimo a pensare alle musiche che identifichiamo con, o che aiutano a raffigurarci, i nostri territori speciali, quelli nei quali troviamo piacevole o intrigante vagabondare. Delle immagini, dei frame in movimento che prendono forma nei nostri scenari mentali grazie a pennellate di note, che a loro volta divengono ancor più ricche e coinvolgenti, in una parola nostre. Più che delle semplici reveries, questi scenari diventano parte di noi e del modo stesso col quale ci relazioniamo con il mondo e con noi stessi. Finisce che ci affezioniamo a loro, sorta di fantasie sul punto di tramutarsi in aspettative, al punto da temere di avventurarci al di fuori dei loro rassicuranti confini, prefigurandoci una 'realtà' che non sarà mai all'altezza.

Seguendo queste suggestioni, credo che al momento i miei due luoghi musicali favoriti siano il Mali - metteteci dentro Ali Farka Toure, tutti quei meravigliosi chitarristi e griots, il fascino irraggiungibile di Timbuctu e del Niger, il Festival Au Désert, e chissà cos'altro - e la Louisiana. Sì, la Louisiana. Perché più ascolto musica che lì è stata fecondata, incubata e allevata, e più mi convinco che le sue terre rappresentino un punto di convergenza degli influssi più diversi e lontani, una sorta di utero del meticciato. E qui, mentre scrivo, suggestioni visive anche assai distanti le une dalle altre si materializzano, da immagini sbiadite e in bianco e nero di campi di cotone, a paesaggi paludosi tra l'apocalisse e la sopravvivenza dolorosa e fiera a là Beasts Of The Southern Wild, sino alle luci scintillanti delle insegne dei locali e all'allegria carnascialesca di Bourbon Street. E' un territorio tutto mio, che, per forza di cose, mentre scrivo sto anche un po' condividendo (perdendo?). E' un luogo dove convivono le brass band di ottoni, tanto quelle storiche quanto quelle giovani; dove il jazz si fa blues ma al contempo è tutt'uno con il funk; dove la voodoo music e gli antri più misteriosi risiedono, da bravi vicini di casa, accanto al bluegrass coi suoi banjo trillanti e violini malinconici. Un luogo musicale della mente cui lo scrivere e il descrivere non renderanno mai giustizia. Ma ci si prova. Si tenta di acchiapparne un flash, un pezzettino. Temo, però, che sia come cercare di imprigionare una fata.

Ad ogni modo, eccovi la mia Louisiana:

Louis Armstrong - New Orleans Nights (1954).
Per entrare in atmosfera. Tra parate carnevalesche e veglie funebri.

New Orleans Funk: The Original Sound Of Funk Volume 2 (2008).
Selezione cremosa e gustosa della Soul Jazz.

The Hot 8 Brass Band - The Life & Times Of... (2012).
Una brass band che non rinnega le proprie radici ma non finge che la musica nera non sia andata avanti. Perchè resister non si può, al ritmo del jazz...e dell'hip-hop!


 
Preservation Hall Jazz Band - St. Peter & 57th St. (2012).
Un live registrato lo scorso anno, clamorosamente bello, per la storica brass band di New Orleans, rinnovata nel suo organico e apertissima alle collaborazioni (My Morning Jacket, Steve Earle, Mos Def, Allen Toussant).



Preservation Hall Jazz Band - 50th Anniversary Collection (2012).
Cofanetto quadruplo in onore del cinquantennale di attività della band. Da buttare giù tutto d'un fiato, senza quasi rendersene conto.



Funk Off - Jazz On (2007).
Una marching band fiorentina che ha inciso per Blue Note. Per ingannare gli stereotipi.



Sweet Emma Barrett - Sweet Emma Barrett & Her New Orleans Music (1963).
Down in Dixieland. Lei al pianoforte: portentosa, vulcanica.

Willie Nelson & Wynton Marsalis - Two Men With The Blues (2008).
Per entrare a New Orleans direttamente dalla porta principale. Da trionfatori.


Dr John - Dr John's Gumbo (1972).
Un classico. Parte Iko Iko e sei già perduto.


Mama Rosin - Black Robert (2009).
Rock'n'roll, cajun, bluegrass, zydeco. Esplosivi.

venerdì 22 febbraio 2013

Experience Fanga!

FANGA / MAALEM ABDALLAH GUINEA - FANGNAWA EXPERIENCE (STRUT, 2012)


Chi conosce il collettivo afrobeat francese Fanga sa che la sua proposta rappresenta quanto di meglio si possa gustare nell'attuale menù dell'afrosound mondiale. Fangnawa Experience (Strut, 2012) esce lo scorso anno per la affidabile Strut Records, e vede la compartecipazione di Maalem Abdallah Guinea e della sua band, Nasse Ejadba. Il titolo è più che mai esplicativo: la combriccola prende una manciata di pezzi già editi dai Fanga e li ri-incide, plasmando una creatura dalle indubbie movenze afrobeat mescolate al sound e al ritmo ipnotico della marocchina Gnawa music. Saranno in tour in Europa quest'anno. Se dal vivo suonano esplosivi e trance-medianici anche solo la metà di quanto accade sul disco (come appare dal video) allora consiglio di non lasciarseli scappare. Ma quanto scommettete che dall'Italia non passeranno (come gran parte dei tour delle band di Strut, Soundway, etc.)?


P.S.: tra i tanti musicisti Gnawa indicati nella pagina di wikipedia, molto ricca e completa, suggerisco  una donna, Hasna el Becharia (Smaa Smaa, 2010).

venerdì 15 febbraio 2013

Born on the Bayou


Se solo il film è bello la metà della colonna sonora, e dicono che lo sia...

Come un Sufjan Stevens sperduto nel Bayou, a dialogare con strane creature e cuccioli silenziosi...