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sabato 14 marzo 2015

Musica per un società senza pensieri



Un viaggio. O meglio, un viaggio sognato. Guidati da una mappa immaginaria dove l'Ucraina confina con la Francia, dove è sufficiente aprire una finestra per rimirare tetti di pagode e giungle vaporose. Dove l'oriente può essere scorto attraverso un convergere di specchi e immediatamente dopo - mi volto, non fosse che per accertarmi della sua natura (miraggio? allucinazione? sogno? realtà?), sfugge alla presa per divenire altro. Gioco di metamorfosi e paradossi à la Borges, è già tempo di banjo e ukulele. O era un oud? Inutile che cerchi di seguire una rotta, perché qui non si tratta di trovare il filo d'Arianna per uscire dal labirinto. Il senso è perdervisi, gioiosamente e rinunciando alla tentazione di porre in categorie e di rinchiudere entro dei confini il flusso della musica e della vita.

Mauro Ottolini e sodali hanno il pallino dei viaggi immaginari: splendido il racconto musicale di Bix Factor (2012), incentrato, seppur con una serie di balzi temporali, sul jazz degli anni Venti americani e sui suoi protagonisti. 
Qui il discorso viene ampliato, i materiali sono differenti, e più che di jazz verrebbe da parlare di musica 'folk', nella sua accezione di musica 'popolare', suonata dal popolo per il popolo: la narrazione scorre libera, innervando il corpo e il cuore di questa nostra (cara, vecchia) T/terra. Come a ricordarci che l'Orchestra della Società senza Pensieri siamo anche un po' tutti noi. Ciascuno, insieme a tutti gli altri, responsabile della propria musica, e del proprio contributo alla musica suonata insieme.

Un plauso particolare alla magnifica ed eclettica Vanessa Tagliabue York, in grado di passare come se nulla fosse dalla chanson al canto medio-orientale e quant'altro. Ad un certo punto sembra quasi di ascoltare la voce di Yma Sumac provenire in diretta: non dalle vette andine ma dalla Malesia salgariana.

Una magia che speriamo si ripeta in un ipotetico Volume 2.


Qui si può trovare la storia dell'Orchestra della Società senza Pensieri.


"Innanzitutto ci chiediamo: potrebbe esistere ai giorni nostri un'Orchestra della società senza pensieri, visto che a quanto sembra la nostra società di pensieri ne ha fin troppi? E come dovrebbe essere la musica per una società senza pensieri?
Noi vogliamo una musica che aiuti ad ascoltare quello che è diverso da noi, con un atteggiamento di interesse e curiosità; una musica che ci consenta di comunicare con gli altri quando le parole non bastano; una musica che raccolga dentro di sé tutto il paesaggio sonoro della civiltà in cui viviamo, dai suoni della pietra a quelli del mare. Ci vorrebbe una musica capace di far ballare e cantare tutti i popoli sotto un unico cielo, su uno stesso fazzoletto di terra, ognuno nella propria lingua e al ritmo della propria gente, ma insieme. Fantasia e realtà ancora una volta si abbracciano per dare vita a un'avventura straordinaria in cui non ha più importanza sapere dove finisca l'una e dove cominci l'altra. Siamo tornati indietro di un secolo e abbiamo riscoperto delle cose che altrimenti sarebbero cadute nell'oblio: per noi questa orchestra è diventata la chiave per aprire una porta".



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