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lunedì 15 luglio 2013

Classic Movies di una Notte di Mezza Estate

La Notte Dell'Iguana (Night Of The Iguana, J. Huston, 1964).

Tratto da una piece di Tennessee Williams, in quel bianco e nero dei primi sessanta che mi fa impazzire e che tanto contrasta con le location messicane esotiche e assolate del film, La Notte Dell'Iguana è la notte delle debolezze, delle passioni e delle contraddizioni umane. Il classico film che, con attori qualsiasi, risulterebbe imbarazzante se non addirittura fastidioso; ha invece nel trio Burton (perfetto nei panni del prete alcolista affamato di donne) / Gardner (mai così malinconica, vitale e sensuale) / Kerr (al solito strepitosa nel ruolo della figura femminile candidamente umile e saggia) un tris d'assi. Non riesco a decidermi se mi piace di più questo o, sempre per restare nel novero dei film ispirati ai lavori di Williams, l'altrettanto notevole Improvvisamente, L'Estate Scorsa (1959) di Mankiewicz, col trio Katharine Hepburn (la mia dea), Montgomery Clift ed una superba Elizabeth Taylor.



Becket E Il Suo Re (Becket, P. Glenville, 1964). Ma quanto era (è) dannatamente bravo Peter O'Toole ad interpretare i ruoli di personaggi eccentrici quando non totalmente folli, come questo Enrico III? Il vero eroe qui è tuttavia l'amato consigliere/alleato/amico e poi odiato avversario Thomas Becket (Richard Burton), come peraltro si allude nel titolo originale. Al di là della vicenda storica, che può o meno risultare di interesse, quel che qui incanta è la dinamica tra i due protagonisti, animati da due interpreti in stato di grazia.



Gambit, Grande Furto Al Semiramis (Gambit, R. Neame, 1966).

Trattasi della versione originale del filmetto uscito di recente con Colin Firth, Cameron Diaz e Alan Rickman. Che ve lo dico a fare: Shirley MacLaine è sempre impagabile e il confronto con Cameron Diaz non è nemmeno ipotizzabile; Michael Caine è il Britishman nella sua accezione impeccabile e definitiva, roba da inserirlo in un dizionario illustrato alla voce 'Englishman come icona di stile'. Ad ogni modo, commedia senza pretese ma deliziosa, che si è vista 'rubare' dal remake anche la gag narrativa più originale (ovviamente).




Il Ribelle (None But The Lonely Heart, C. Odets, 1944).

L'unico film, insieme a Penny Serenade (Ho Sognato Un Angelo, 1941) dello stesso periodo, per il quale Cary Grant ricevette una nomination agli Oscar come miglior attore (statuetta che, ingiustizia delle ingiustizie, non ottenne mai se non come premio alla carriera). D'accordo, è un film che sente tutti i suoi quasi settant'anni di età, ma brilla ancora di un fascino e di una malinconia irresistibili, attualissimo per temi e dinamiche: l'intensità e la forte ambivalenza del legame madre-figlio, il cinismo e la disillusione nei confronti di una società nella quale la legge del più potente è quanto mai inscalfibile, un amore ricambiato ma destinato ad essere irrealizzabile, l'assistere impotenti al soffocamento dei propri sogni e al frantumarsi dei propri ideali. Chiunque sia ancora convinto che Archie Leach fosse semplicemente un bravo comedian è invitato a vedersi questo film insieme a Notorious (1946) e a People Will Talk (La Gente Mormora, 1951).

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