E' consigliato parlare con gli sconosciuti ...

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lunedì 24 marzo 2014

Facce da culto: Aziza Brahim - Soutak (2014)


Aziza Brahim - Soutak (2014)


"You are like the night and the stars
Your voice goes beyond the top of the clouds
You are the smiling breeze of today
You are an example of humanity and of fight. Resist, immortal, resist."

-- "Julud"


venerdì 14 marzo 2014

Il poeta è un fingitore?



Niente da fare. La magia di Sea Change (2002) non si ripete dodici anni dopo, anche se atmosfere e grafica di copertina di questo Morning Phase (2014) riportano a quel periodo. Impeccabili pezzi di folk dolente con arrangiamenti per lo più orchestrali, raffinatissimi e pure con quella punta di inquietudine esistenziale. Ma dove sono l'urgenza e le ferite aperte o in fase di rimarginazione di Sea Change? 
Sono una rompicoglioni, è vero, Morning Phase è comunque un buon disco; d'altra parte noi conosciamo creando confini e categorie, dunque è inevitabile fare raffronti. Sarà che l'abile musicista e manipolatore di suoni Beck Hansen ha codificato, tra gli altri, anche il suo stile 'folk', sublimandolo in una forma compiuta e definitiva, ma perdendo in freschezza e spontaneità? O ancora: non è che Beck ci ha fottuto tutti quanti, e già dietro quel primo piano spaurito di Sea Change si celava un abile musicista che se la rideva e ci ricordava, un'altra volta ancora, che l'arte si insinua tra una maschera che indossiamo e l'altra?

mercoledì 5 marzo 2014

L'altro lato del palcoscenico...


Come il gatto Ulisse, Llewyn Davis viaggia, si perde, per poi tornare al principio. Llewyn Davis come prototipo del folk-singer che non solo non è stato illuminato dal fugace lampo di un attimo di fortuna; no, Llewyn, doppia L, è come un loser al quadrato, che si vede aprire e chiudere porte da cui sembra destinato a passare - quando gli va bene - senza rimanere né da una parte né dall'altra. Ma forse non è nemmeno così, come lui stesso ammonisce: "al mondo ci sono due categorie di persone: quelle che dividono il mondo in arrivisti e perdenti, e quelli che non lo fanno". O più semplicemente, per dirla alla Graham Nash con la sua King Midas in reverse, un Re Mida colpito da maledizione, che distrugge tutto ciò che tocca. La sua storia invece tocca con delicatezza. E in finale l'ironia della sorte: eseguire il proprio numero prima dell'esibizione di un ancora anonimo Bob Dylan. Questione di timing?