E' consigliato parlare con gli sconosciuti ...

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giovedì 18 luglio 2013

Le Scarpette Rosse

Le Scarpette Rosse (The Red Shoes, M. Powell / E. Pressburger, 1948)

Un film che si ispira ad una fiaba e che si configura come una fiaba dentro a una fiaba. La triste vicenda della ballerina Victoria Page (Moira Shearer), la sua passione totalizzante per il ballo, il suo amore (in)felice, il suo ultimo sacrificio, trasfigurati visivamente e narrativamente ne Le Scarpette Rosse di Hans Christian Andersen. Un'opera splendida, che riconcilia con l'idea stessa di cinema, con una Moira Shearer leggiadra ed un cast di attori/ballerini superbo. Più che a un film è come assistere ad un sogno ad occhi aperti, nel quale è così facile venire risucchiati: la sequenza centrale del balletto è incantevole, a tratti delirante, e trova nel collasso surrealista fra i vari livelli della realtà narrativa il proprio trionfo. Un festa per gli occhi che non ha davvero nulla da invidiare alla maestosità (per non chiamarla kitscheria) di certo cinema odierno (Luuuuuhrmaaaaann?!).
Le Scarpette Rosse mostrano che, quando le contraddizioni esistenziali paiono insanabili e la scelta impossibile, il compromesso non può che essere estremo. Cosa ci può salvare? Soltanto la creatività e la poesia sublimante del gesto. 




In ultimo mi viene spontaneo ringraziare Martin Scorsese per essere stato uno dei principali promotori ed artefici del restauro di questo film. Che, è sempre bene sottolinearlo, è del 1948 ed è opera del geniale duo Powell/Pressburger (Il Narciso Nero, 1947).

lunedì 15 luglio 2013

Classic Movies di una Notte di Mezza Estate

La Notte Dell'Iguana (Night Of The Iguana, J. Huston, 1964).

Tratto da una piece di Tennessee Williams, in quel bianco e nero dei primi sessanta che mi fa impazzire e che tanto contrasta con le location messicane esotiche e assolate del film, La Notte Dell'Iguana è la notte delle debolezze, delle passioni e delle contraddizioni umane. Il classico film che, con attori qualsiasi, risulterebbe imbarazzante se non addirittura fastidioso; ha invece nel trio Burton (perfetto nei panni del prete alcolista affamato di donne) / Gardner (mai così malinconica, vitale e sensuale) / Kerr (al solito strepitosa nel ruolo della figura femminile candidamente umile e saggia) un tris d'assi. Non riesco a decidermi se mi piace di più questo o, sempre per restare nel novero dei film ispirati ai lavori di Williams, l'altrettanto notevole Improvvisamente, L'Estate Scorsa (1959) di Mankiewicz, col trio Katharine Hepburn (la mia dea), Montgomery Clift ed una superba Elizabeth Taylor.



Becket E Il Suo Re (Becket, P. Glenville, 1964). Ma quanto era (è) dannatamente bravo Peter O'Toole ad interpretare i ruoli di personaggi eccentrici quando non totalmente folli, come questo Enrico III? Il vero eroe qui è tuttavia l'amato consigliere/alleato/amico e poi odiato avversario Thomas Becket (Richard Burton), come peraltro si allude nel titolo originale. Al di là della vicenda storica, che può o meno risultare di interesse, quel che qui incanta è la dinamica tra i due protagonisti, animati da due interpreti in stato di grazia.



Gambit, Grande Furto Al Semiramis (Gambit, R. Neame, 1966).

Trattasi della versione originale del filmetto uscito di recente con Colin Firth, Cameron Diaz e Alan Rickman. Che ve lo dico a fare: Shirley MacLaine è sempre impagabile e il confronto con Cameron Diaz non è nemmeno ipotizzabile; Michael Caine è il Britishman nella sua accezione impeccabile e definitiva, roba da inserirlo in un dizionario illustrato alla voce 'Englishman come icona di stile'. Ad ogni modo, commedia senza pretese ma deliziosa, che si è vista 'rubare' dal remake anche la gag narrativa più originale (ovviamente).




Il Ribelle (None But The Lonely Heart, C. Odets, 1944).

L'unico film, insieme a Penny Serenade (Ho Sognato Un Angelo, 1941) dello stesso periodo, per il quale Cary Grant ricevette una nomination agli Oscar come miglior attore (statuetta che, ingiustizia delle ingiustizie, non ottenne mai se non come premio alla carriera). D'accordo, è un film che sente tutti i suoi quasi settant'anni di età, ma brilla ancora di un fascino e di una malinconia irresistibili, attualissimo per temi e dinamiche: l'intensità e la forte ambivalenza del legame madre-figlio, il cinismo e la disillusione nei confronti di una società nella quale la legge del più potente è quanto mai inscalfibile, un amore ricambiato ma destinato ad essere irrealizzabile, l'assistere impotenti al soffocamento dei propri sogni e al frantumarsi dei propri ideali. Chiunque sia ancora convinto che Archie Leach fosse semplicemente un bravo comedian è invitato a vedersi questo film insieme a Notorious (1946) e a People Will Talk (La Gente Mormora, 1951).

venerdì 12 luglio 2013

The Tweedy-Staples Recordings


Mavis Staples - One True Vine (ANTI-, 2013)

Mavis prodotta da Jeff Tweedy sta diventando una sorta di esperienza-sorella minore del sodalizio artistico ed umano che ha legato Rick Rubin e Johnny Cash in occasione delle American Recordings. Portando avanti il discorso iniziato con You're Not Alone (2010), One True Vine si pone come la sola sintesi di soul, gospel e folk che può ancora avere un senso nell'anno 2013, interpretata, arrangiata e prodotta con gusto unico e tocco sublime.
E poi scusate, ma che scelta tremendamente azzeccata è Holy Ghost dei Low, qui svelata in tutta la sua anima gospel?

 

Welcome to Hitchcockland!


Tutte le foto qui pubblicate sono di LAURA
Alfred Hitchcock nei film della Universal Pictures (Milano, Palazzo Reale, 21 giugno - 22 settembre 2013)

Entrare nel mondo di Hitch, per un fan, è come entrare al luna park. La mostra si snoda su un percorso che, attraverso scatti dietro le quinte, filmati, citazioni del Maestro e commenti di attori, produttori e collaboratori, ripercorre la carriera del Nostro soffermandosi sul periodo Universal. Ben strutturata, col giusto appeal stilistico, si vede chiaramente che è stata pensata e creata per attirare il pubblico più ampio possibile. Non che sia un male, ed è pure coerente col personaggio, probabilmente il più popolare cineasta del secolo scorso. Che però viene spesso banalizzato ed etichettato semplicemente come il "maestro del brivido": è pur vero, ma il mondo di passioni, pulsioni e contraddizioni di Hitch è assai più complesso e profondo di come viene ritratto. E vabbè. 
Di cosa avrei fatto volentieri a meno: di Canova che, col solito atteggiamento di quello che se ne intende, utilizza spunti non suoi ma tratti  dallo splendido "Il Cinema secondo Hitchcock" (il famoso libro-intervista di Truffaut).
Cosa avrei invece enormemente gradito: qualche scatto con Cary Grant, l'altro autentico alter ego hitchcockiano insieme a Jimmy Stewart (si dice che James Stewart incarnasse il tipo d'uomo in cui Hitch si rispecchiava realisticamente, mentre Cary rappresentasse aspetti legati ad un ideale maschile ammirato). Capisco che i film migliori con lui siano stati quelli dei '40 - su tutti Notorious - ma anche Intrigo Internazionale non scherza. Personalmente avrei preferito un po' meno Psycho (bellissimo, ma anche basta), un po' meno Gli Uccelli (decisamente meno bello, e quindi basta, grazie). L'overload de La Finestra Sul Cortile non può che avere la mia approvazione, così come l'ampio spazio dedicato a Vertigo (con numerosi commenti di Kim Novak, recentemente ospitata a Cannes per la proiezione della versione restaturata del film), molto sensato.

A parte questi nei, un'esperienza molto divertente (come potete notare dalle mie espressioni ebeti :-D).

giovedì 4 luglio 2013

Sketches Of Mulatu (In Arrivo!)



Nuovo album, Sketches Of Ethiopia, in uscita a settembre per Jazz Village. Immaginate un'emoticon con espressione commossa :-)

P.S.: in uno dei brani sarà ospite Fatou!!!