Bau - Inspiração (Lusafrica, 1998). La morna capoverdiana come musica di autentico struggimento e passione: quanto è vero.
Chucho Valdes & The Afro-Cuban Messengers (Jazz Village, 2013) - Borfer-Free. Raffinatissimo, proprio come il tocco al pianoforte di Chucho. Jazz latino cinque stelle deluxe.
Le Mystere Jazz De Tombouctou (Kunkan 1977, ristampa Light In The Attic/Kindred Spirits 2010). Mali is the place.
Etran Finatawa - The Sahara Sessions (Riverboat Records, 2013). Con loro si va sempre sul sicuro. La loro è la musica della quiete, del cielo stellato che guarda e protegge tutti quanti noi.
Paolo Angeli - Sale Quanto Basta (Arti Malandrine, 2013). Uno dei dischi più interessanti e intensi ascoltati quest'anno, impossibile parlarne in due righe. Spero che sia comunque sufficiente per stuzzicare la curiosità dei passanti.
Rokia Traoré - Bowmboi (Nonesuch, 2003). Rokia ha una discografia mediamente fantastica (e pensare che prima non me la filavo granché!). E Bowmboi è un album da ascoltare infinite volte: il passo verso il superamento e la sublimazione della musica popolare mandé viene decisamente compiuto, in modo clamoroso. Kronos Quartet adiuvat.
Vieux Farka Touré - Mon Pays (Six Degrees Records, 2013). Vieux, caro Vieux. Copertina orrenda. Ma la musica è quella tua e del tuo papà.
Melt Yourself Down - Melt Yourself Down (Leaf Records, 2013). Non ho ancora ben capito chi diamine siano (gente degli Heliocentrics, che ha suonato con Mulatu, etc.). E non ho ancora ben compreso che cazzo di musica suonino (probabilmente un mix di afrobeat, punk, avant-jazz, electro, dance). Ma l'album è STRE-PI-TO-SO.
Francis Bebey - African Electronic Music 1975-1982 (Born Bad Records, 2012). A differenza del disco di Vieux, questo ha una cover magnifica. Ma è niente in confronto al contenuto. Dispiace che molti indie-kids preferiscano ascoltare i Vampire Weekend piuttosto che roba come questa.
Samba Touré- Albala (Glitterhouse Records, 2013). Samba è l'altra mia base sicura in Mali insieme a Bassekou Kouyate e Toumani Diabate. Terzo, ottimo lavoro.
Jon Madof - Zion80 (Tzadik, 2013). Disco afrobeat dell'anno, senza se e senza ma. O meglio, jewish afrobeat. Che cast di musicisti, ragazzi!
Ukandanz - Yetchalal (Buda Musique, 2012). The Ex & Getatchew Mekurya docent. Post-punk gioiosamente contagiato con ethio-funk e ethio-jazz. E' un gran bel sentire, e dal vivo ancor di più.
Dirtmusic - Troubles (Glitterhouse, 2013). BKO era il classico disco di indie-rock/blues americano trapiantato nel deserto (il classico nientedeche, del tipo: l'album di Owiny Sigoma Band se ne faceva un baffo). Questo Troubles invece è molto interessante, parla un linguaggio finalmente diverso. Mi ha sorpreso. Devo riascoltarlo.
Ali Mohammed Birra - Great Oromo Music: Ethiopiques 28 (Buda Musique, 2013). Che miniera di musica l'Etiopia! Volete farmi un regalo? L'intera collezione di Ethiopiques, una trentina di uscite edite negli ultimi 4-5 anni da Buda Musique (con un'operazione musicale-antropologica da cinema, e sulla quale mi sono soffermata mille altre volte nei miei blog precedenti). La Great Oromo Music è un qualcosa che scalda le viscere e ti fa muovere i muscoli.